Paese di burocrati

Nell’ultimo anno e mezzo ho avuto l’opportunità di girare l’Europa in lungo e in largo, visitando tanti posti e incontrando tante persone diverse: alcune di valore, altre meno.

In tutti questi paesi diversi ho osservato alcune cose interessanti: i paesi che vanno avanti in questi tempi di crisi sono quelli che producono veramente e seriamente. I paesi dove non hanno paura di investire, di provare, di rischiare. E dove lo stato non gli sta come una palla legata al piede, ma tenta di dargli una mano, con minore burocrazia, maggiore facilità di prosperare. Dove viene finanziato lo sviluppo tecnologico vero. Dove vengono premiate le idee e le persone che le hanno.

Chiaramente, non sto parlando dell’Italia. Qui è l’opposto.

Provate voi ad aprire oggi un’azienda e capirete da soli. Probabilmente sarete mangiati nel giro di poco e chiuderete l’azienda. Nessuno vi darà una mano, e tutti vi chiederanno i soldi. Tutti vi metteranno i bastoni fra le ruote tentando di approfittare di sto povero incosciente che ha deciso di rischiare. Vi verranno sulla porta decine di affaristi di tutti i tipi, che tenteranno di proporvi qualsiasi servizio, affare o simili. Tutto per soddisfare dei requisiti di chissàchecosa. Solo per tentare di salvare il proprio di … dalla inevitabile parabola discendente che ci aspetta tutti.

La verità è che noi viviamo in un paese di burocrati. Non produciamo quasi niente, gli altri ci stanno sorpassando su tutti i fronti, e anche quelli che stanno producendo qualcosa non stanno migliorando – non ne hanno i mezzi. La ricerca e sviluppo è ai minimi storici. D’altronde, perché investire in tecnologia, in ricerca, nello sviluppo, se possiamo vivere bene da burocrati, vero? Se possiamo tutti vivere mangiando i profitti di chi crea valore veramente… O no?

Siamo proprio sicuri che a lungo termine ce la faremo andando avanti in questo modo? Senza produrre niente tranne che carte inutili? Senza poter investire in qualità e nello sviluppo?

E dura, ma bisogna svegliare la coscienza di tutti per uscirne. Dobbiamo farlo, altrimenti moriremo di morte lenta e dolorosa…

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

2 comments… add one
  • umberto fossali Ott 25, 2013, 2:07 pm

    ciao Dragan, mi associo al tuo grido di dolore, con la differenza che credo non si possa piu’ parlare di lungo termine. Grazie ai problemi che dici tu sono scomparse dall’inizio dell’anno (dati cerved) 13.000 aziende; vuol dire un sacco di gente senza lavoro e (dovrebbe interessare al nostro stato ladro ) un bel po’ di gettito fiscale in meno. Bisogna svegliare la coscienza di tutti e imporre una rivoluzione pacifica per investire le risorse in attività a valore, non in inutili burocrazie o per il mantenimento dei parassiti

  • Massimo De Matteis Ott 25, 2013, 10:57 pm

    Ciao Dragan,
    un ottimo argomento di attualità di cui parlare, il contrasto tra il modo di essere, lavorare di certe amministrazioni, soprattutto a livello ministeriale e i principi lean è enorme !
    In realtà la tanto sbandierata dai politici “semplificazione della burocrazia” dovrebbe prevedere, al primo posto, l’introduzione di concetti e strumenti lean nelle amministrazioni.
    Mi chiedo se i vari Galgano o Bonfiglioli non rientrino nella lunga lista di consulenze attive presso le amministrazioni centrali ….. onestamente spero di no, significherebbe che abbiamo ancora almeno una carta da giocare per fare la rivoluzione pacifica di cui parlava Umberto ….
    Battute a parte, è in quegli enti che dovrebbe insediarsi un lean caparbio ma di trincea, sicuramente preparato a fronteggiare le più che prevedibili resistenze al cambiamento dei tanti funzionari abituati a vivacchiare ……
    So che al Comune di Gorizia qualcosa di buono è stato fatto, allora se ogni mattina speriamo che il sole sorga da est, forse possiamo sperare che da est arrivi un vento diverso.

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