E-lettera di John Shook: Riflessioni sulla maratona di Boston 2013

Riportata in seguito la traduzione dell’ultima e-lettera del CEO della LEI, John Shook. Spero che la lettura sia di vostro gradimento.

Cari amici,

Nel business, come nello sport, ci piace competere. Crediamo che tutti possiamo beneficiare dalla competizione. “Tutti” significa tutti, non solo i vincitori. Competere è un modo per noi di focalizzare le nostre energie, di focalizzare i nostri sforzi sul miglioramento. Questo miglioramento solitamente si manifesta un pò alla volta. Qualche volta ci capitano delle giornate di illuminazione, mentre altre volte torniamo indietro. Ma anche questo va bene. Possiamo sempre restare focalizzati sul movimento in avanti, sul rendere le cose migliori.

Il lean thinking e la pratica ci spingono alla competizione. Non serve dire, chiaramente, che crediamo nel farlo in maniera pacifica. Ma più che questo, ci impegniamo nella competizione via lean thinking con il credo che si tratta, effettivamente, di un veicolo per la pace. Gli amici qualche volta ci chiedono perché cerchiamo di rendere migliori le cose dappertutto, incluso qualche volta anche nei paesi che competono, spesso in maniera fortissima, contro il nostro stesso paese. La nostra replica è semplice e chiara: siamo convinti che rendere le cose migliori per tutti rende le cose migliori… per tutti.

Come già sicuramente sapete, una tragedia è accaduta ieri ad un evento tra i più importanti nel mondo. La linea di traguardo della Maratona di Boston è circa a tre chilometri dai nostri uffici della LEI, dall’altra parte del fiume nel Cambridge. Era una giornata quieta, con gran parte dei nostri colleghi fuori dall’ufficio. Abbiamo pensato di fare una caminata per vedere la maratona per gioire del tardo pranzo guardando atleti più lenti completare i fatidici 42.195 m. I corridori più lenti, come ben sapete, spesso corrono per agguantare i fondi per le varie organizzazioni caritative. Era una giornata bellissima per correre.

Ma abbiamo deciso di restare nell’ufficio. Era una di quelle occasioni in cui busy-ness è risultata una benedizione. Stiamo infatti tutti bene. I nostri cuori vanno a tutti coloro che hanno sofferto e stanno soffrendo.

La città resta nello shock. I nostri reparti di pronto soccorso sono ancora in frenesia a trattare gli infortunati. La nostra amica Alice Lee di Beth Israel Medical Center di Boston ci tiene informati che il pronto soccorso da loro è frenetico ma non c’è nessun panico. Ore di formazione e preparazione stanno pagando i loro dividendi. I lavoratori, dottori, infermiere e staff, stanno facendo tutto in un flusso continuo.

Grazie a tutti quelli che ci avete chiamato e ci avete chiesto se stiamo tutti bene. Siamo, come al solito, tornati a lavorare ancora più duramente, cercando di migliorare le cose. Siamo sicuri che sia lo stesso anche per voi.

John Shook

L’episodio a cui si riferisce John, chiaramente, è quello delle due esplosioni durante le fasi conclusive della maratona di Boston di domenica.

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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