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La Magia del Re

Chi mi segue da molto, sicuramente sa che sono un grande fan di tennis. Il mio giocatore preferito è Rafael Nadal e ho anche scritto alcuni articoli che parlano della sua dedizione e miglioramento continuo.

Ma oggi non voglio parlare di Rafa ma dell’altro incredibile interprete di questo sport, probabilmente il più grande di tutti i tempi, Roger Federer, che ieri ha vinto il suo settimo titolo a Wimbledon (pareggiato il record assoluto del torneo), il suo 17-o torneo del Grande Slam (record assoluto) ed è ridiventato da oggi nuovamente il n. 1 del tennis mondiale, a quasi 31 anni di età.

Qualcuno potrebbe dire che Federer è un talento naturale, che la sua classe non è frutto del duro lavoro, che lui potrebbe vincere le partite di tennis anche con la mano sinistra contro il 99% di esseri umani. Ma io non penso sia così, soprattutto dopo quello che ha dovuto superare questo campionissimo.

Già due anni fa lo davano per finito, che il suo tempo era passato, che non sarebbe mai più tornato il n.1 del mondo in quanto tutti i suoi principali avversari erano più giovani e più forti fisicamente di lui. L’unico che non la pensava così era proprio lui. Lui credeva che il suo miglior tennis era ancora davanti a lui e, come il buon vino, più che diventava vecchio e più affioravano colpi di genio assoluto sul campo da tennis, che nessuno dei suoi giovani avversari riusciva a prevedere, come è successo anche ieri in più occasioni con Andy Murray.

Un talento si sviluppa da quando si è piccoli e si inizia a sviluppare con le prime mosse su un campo da tennis. Si inizia a creare il codice del talento sviluppando la mielina e attraverso la profonda pratica poi si arriva alla perfezione. Per Roger queste cose venivano naturali dall’inizio. Ma quando negli ultimi anni non riusciva più ad esprimersi a livelli di vincitore dei grandi eventi (ultimo titolo dello Slam nel 2010), si è ritirato in se stesso e ha cercato sempre qualcosa in più nel suo gioco, che gli avrebbe permesso di ritornare in vetta. E penso che in questi ultimi giorni l’ha trovato, migliorando soprattutto nella gestione delle situazioni difficili, dei punti critici, che in passato erano sempre il suo tallone d’Achille.

Chi dice che dopo che sei stato il migliore ma poi sorpassato non è più possibile tornare ad essere grandi di nuovo? Chi dice che l’età è un fattore?

Provate a pensare alle vostre aziende: chi è che conosce meglio i vostri processi, chi ci lavora da qualche decennio oppure il giovane appena arrivato? Roger ha raggiunto con questa vittoria la sua maturità assoluta in questo sport, la fase Ri del famoso ciclo Shu Ha Ri, dove si raggiunge l’apoteosi. Così anche Roger si sentiva ieri in campo e fuori, come un maestro zen venuto a fare una lezione di tennis a un giovane allievo inesperto, che amaestra gli strumenti ma non ancora le sottigliezze che fanno veramente la differenza…

Grazie al Re Roger!

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