Quale è la vostra opinione sui momenti “eureka”?

Tutti avete sentito il famoso racconto di Archimede che esclama “eureka” dopo aver capito una delle leggi più importanti della fisica. Oppure della mela che cade in testa a Isaac Newton e succede la stessa cosa? E le stesse cose sono successe anche ad altri personaggi rimasti nella storia.

Ma da dove nascono quei momenti? Siamo sicuri che sono frutto del caso?

Quando le persone pensano dei momenti di illuminazione, li immaginano come una luce che si accende nella nostra testa. Queste favole seguono tutte le stesse caratteristiche che gli scienziati definiscono “esperienza di illuminazione”.

Ma per arrivarci, praticamente tutti questi famosi personaggi del passato hanno passato dei momenti in cui hanno perso completamente la speranza di riuscire nei loro studi approfonditi. Hanno praticamente tutti preso un anno sabbatico e si sono allontanati dai loro studi pluriennali in quanto non vedevano come potevano andare avanti.

E proprio questo allontanamento, e quindi l’inserimento di “aria fresca” nei loro cervelli gli ha portato a momenti di illuminazione, alle rivelazioni straordinarie che hanno cambiato la storia.

Ma come avete potuto già capire, arrivare a queste rivelazioni non è un processo istantaneo. Ci vogliono anni e anni di studio approfondito in un campo, conoscenza di ogni più sottile particolare, maestria totale nelle cose che si fanno, poi un momento di disperazione e stacco, per arrivare ad esse. E una volta che il momento capita, ossia tutto diventa chiaro, siamo in grado di descrivere la nostra rivelazione anche nei minimi dettagli, come Archimede, Newton, Einstein, o altri, che non avevano alcun dubbio sulla bontà della loro scoperta: erano già talmente immersi nell’argomento che gli mancava solo questa scintilla per far muovere tutto il meccanismo.

Ma perché accade proprio quando meno ce lo aspettiamo, quando abbiamo perso ogni speranza di combinare qualcosa di buono?

La neuroscienza dimostra che la parte destra del cervello è quella che si occupa di collegamenti a livello macro, ossia la nostra comprensione del mondo intorno a noi, mentre quella sinistra si occupa della conoscenza dei dettagli. Per spiegarla meglio, la parte sinistra vede gli alberi, mentre la parte destra vede la foresta. Sinistra interpreta letteralmente quello che vede, destra riesce a capire una metafora.

Ed è proprio l’emisfero destro che ci aiuta a risolvere gli enigmi come quelli delle rivelazioni. Nel nostro cervello, come già spiegato in passato, con l’esperienza si creano dei circuiti e connessioni tra le idee apparentemente non correlate. Si crea quella famosissima mielina che col tempo cresce e si sviluppa. Fino a portare al momento di illuminazione, della rivelazione.

Niente, quindi, non nasce per caso. Per tutte le cose bisogna studiare e lavorare con uno scopo ben preciso, con un’idea del cosa si vuole ottenere, cosa si vuole raggiungere, con uno stato ideale ben fissato nella nostra mente. Approfondendo e sperimentando, provando soluzioni nuove e diverse, succede che abbiamo tutti quanti questi momenti di illuminazione nel nostro piccolo, e che quindi non sono solo ed esclusivamente all’appannaggio dei “cervelloni”. Tutti noi possiamo diventare nel nostro campo di lavoro dei piccoli Archimede, piccoli Newton o piccoli Einstein. Probabilmente non diventeremo mai famosi come loro in quanto le nostre scoperte possono cambiare il modo di vedere un processo a pochissime persone, ma questi traguardi e illuminazioni sono quelli che ci fanno amare il nostro lavoro e la nostra vita.

Alla prossima illuminazione… 😉

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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