Linsanity: Come si diventa “improvvisamente” una star

Io ho due passioni sportive, una è tennis, l’altra è basket NBA. E in quest’ultimo ambito, nelle ultime settimane si sente nominare un solo nome: Jeremy Lin.

Jeremy chi?

Infatti, se ve lo chiedevate solo due mesi fa, all’inizio della stagione, neanche il più informato degli agenti NBA avrebbe potuto darvi una appropriata descrizione. Era l’ultimo dei panchinari ai Warriors, poi ai Rockets, e infine ai Knicks. Insomma, la solita storia di un ragazzo con mediocri mezzi fisici (per la media di giocatori NBA), della razza non proprio nota per gli exploit cestistici (è di origini asiatiche), con una carriera universitaria ottima ma in un college non noto per la propria scuola cestistica (ma molto noto per quanto riguarda la parte accademica, infatti si tratta di Harvard).

Tutto fino a qualche giorno fa, quando per un insieme di circostanze nella squadra di New York, non si è trovato titolare in una partita. E’ da lì nasce il movimento Linsanity, ossia la sua completa esplosione: in otto partite più di 25 punti di media e quasi 9 assist, guidando la sua squadra all’imbattibilità, vincendo una sfida in punti realizzati nella partita addirittura contro un certo signor Kobe Bryant per 38-34.

Ok, tutto bello, ma cosa centra questa storia con il lean thinking?

Tutti penserete, si tratta della solita fiaba di successo, come spesso si sente parlare di improvviso successo di qualche imprenditore o di qualsiasi altro successo improvviso, talento naturale o cose simili.

Ecco, vi svelo un segreto (della pulcinella): talenti naturali non esistono. Talenti non si nasce, si diventa. Ci può essere qualche predisposizione naturale, ma il resto si costruisce tramite il duro lavoro. E Lin sicuramente non è diverso: era una guida in tutte le squadre dove ha giocato, ha lavorato moltissimo sviluppando il suo talento dietro le quinte, e infine è “esploso”. Esplosione vuol dire solo ricevere l’opportunità di dimostrare quello che sai fare e non avere paura di farlo sul palcoscenico più prestigioso del mondo come quello del Madison Square Garden.

Nelle vostre aziende, avete delle persone che aspettano solo di ricevere l’opportunità per dimostrare il loro talento? Sono sicuro di sì, qualsiasi che sia la dimensione della vostra azienda. In tutte le aziende che ho visitato e in cui ho lavorato, c’erano sempre delle persone che avevano la maestria del loro lavoro, che sapevano fare tutto, che erano volonterose ad insegnarlo ad altri, a trasmettere la propria conoscenza per il bene dell’azienda. E puntualmente venivano miseramente abbandonate nel loro reparto, nel loro cubicolo, con nessuno che ascoltava cosa avevano da dire.

Cosa dovete fare? Scoprirle e dargli l’opportunità di dare il proprio contributo. Sono lì che aspettano, in fondo alla panchina, esattamente come Jeremy Lin. Basta andare nel gemba, parlare ed ascoltare (chiedere perché…), agire con rispetto. Le idee e le persone migliori sono lì che aspettano…

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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