Business forse non e’ cosi diverso dallo sport

Nella sua ultima e-lettera, John Shook, CEO di LEI, confronta la realta’ di uno sport, nel suo caso baseball, con il lean thinking e in particolare il pensiero scientifico, PDCA.

Vediamo un estratto delle sue parole:

Noi sappiamo che “lean” e’ tutto PDCA. La sfida che tutti affrontiamo nel nostro lavoro quotidiano e’ di rispondere la domanda: “Come posso fare PDCA qui e adesso?”

Mi piace ricordare alle persone in una situazione qualsiasi che il PDCA inizia con… P. Pertanto, non potete fare PDCA senza la P (e neanche la D, la C o la A – la P da sola non vi portera’ da nessuna parte). Adesso, date un occhiata a questa dichiarazione di Adrian Gonzalez (giocatore dei Boston Red Sox della MLB), che ha un piano chiaro ogni volta che va a battere:
“… anche se si tratta del piu’ stupido dei piani di gioco mai inventati, almeno si tratta di un piano, e io andro’ sul piatto (luogo dal quale si effettuano le battute, ndr) e lo provero’. Sono sempre pronto a perdere con il mio piano. Si tratta di un gioco di fallimenti, e lo capisco benissimo.”

Interessante. Il suo approccio assomiglia alle grandissime osservazioni di Edison: “Non ho fallito – Ho solo trovato 10.000 cose che non funzionano.”

Se baseball (e sicuramente anche football o calcio non sono diversi) puo’ essere visto come un gioco di fallimenti, puo’ questa sua introspettiva dare una luce utile sulla nostra attitudine verso il business? Se siamo concentrati nell’imparare tramite ogni ciclo PDCA – sia se vinciamo, perdiamo o pareggiamo – allora l’unico fallimento che esiste e’ il fallimento di imparare. Pensate della vostra analogia sportiva, ma secondo me il business non e’ poi cosi diverso dal baseball.

Io in queste pagine ho scritto piu’ volte dell’analogia di lean con il tennis, che e’ il mio mio sport preferito e la mia passione per tutta la vita. Gli stessi principi tornano in tutti gli sport.

Per diventare bravi, bisogna provare, sbagliare, capire l’errore, riprovare, risbagliare ecc. Solo cosi si impara. E se si ha una buona guida, un bravo sensei (o allenatore nello sport), alla fine si sbaglia sempre di meno e si diventa sempre piu’ bravi nell’attivita’ che facciamo.

Nel business invece questa mentalita’ non esiste. Come prima cosa non e’ tollerato l’errore di qualsiasi tipo. Non c’e’ tempo ne i soldi per sbagliare, bisogna fare tutto bene subito. Ma non si nasce tutti perfetti e infallibili. Anzi, nessuno nasce cosi (basta che osservate i bambini o vostri figli e capirete cio’ che vi sto dicendo…). Poi non e’ mai definito come o chi deve insegnare la persona sugli errori passati per non ripeterli in futuro. Troppo oneroso avere un sensei… Non capendo che un sensei dovrebbe essere trovato all’interno, tra le persone che gia’ lavorano e hanno capito come il lavoro deve essere svolto in maniera piu’ efficace ed efficiente.

Facciamo diventare i nostri business come dei campi di calcio dove l’errore dal dischetto di rigore e’ tollerato, anzi, incoraggiato, basta dare la liberta’ a tutti di provare!

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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