Prevedere la prestazione migliora la nostra memoria

Pensate alla vostra memoria. Lo sapevate che esistono dei metodi scientificamente dimostrati che vi permettono di migliorarla?

Ad esempio, scrivendo su un foglio di carta ciò che volete ricordare, oppure dicendolo ad alta voce, sono due dei metodi adatti allo scopo. Ma ne esiste un altro, provato recentemente da parte di Meier ed altri (2011) che hanno esaminato la memoria prospettiva delle persone (ossia ricordarsi di fare qualcosa in futuro) e hanno trovato la seguente scoperta: tentare di prevedere le prestazioni future aveva un effetto beneficiale per la memoria. In alcuni compiti le prestazioni sono aumentate addirittura del 50%.

Quindi, semplicemente chiedendoci se ricorderemo qualcosa o no, avrà un effetto benefico per la nostra memoria. Il metodo funziona sia per richiamare le cose che sono successe in passato sia per ricordarsi di fare le cose in futuro.

D’accordo, ma questo cosa c’entra con il lean?

Proviamo un attimo a pensare al metodo scientifico. Nella fase di pianificazione si stabilisce una ipotesi di miglioramento in base allo stato attuale del processo (o del problema) che si sta esaminando.

Proprio questa ipotesi è quello che viene descritto sopra, ossia la previsione delle prestazioni future di un processo (o soluzione di un problema).

Come funziona?

Sappiamo come funziona il processo attuale. Allora, per migliorarlo, andiamo a definire una ipotesi che ci dice sostanzialmente:

  • cosa vogliamo fare (che problema vogliamo risolvere o quale processo vogliamo definire o migliorare)
  • come vogliamo farlo (definire tutti i dettagli)
  • chi deve farlo
  • quando deve farlo
  • dove deve intervenire
  • come deve modificare la sequenza di lavoro attuale
  • con quale sequenza deve essere eseguito il nuovo lavoro
  • quale pensiamo che sarà il tempo per eseguirlo
  • che cosa ci aspettiamo di ottenere (quale è il risultato atteso?)

Quindi, facciamo una previsione scritta del processo futuro. Quando poi andiamo ad eseguire il nuovo processo (il secondo passo del ciclo PDCA) e poi a verificarlo, la nostra memoria sarà nettamente migliore e sapremo esattamente cosa dovevamo guardare, cosa dovevamo provare, cosa ci aspettavamo, rispetto al caso di non definire per niente l’ipotesi in maniera scritta e così dettagliata…

Mettiamo i risultati, quello della ipotesi e quello che si è verificato eseguendo, a confronto e la nostra memoria sarà ulteriormente migliorata e anzi, avverrà una cosa che non avremo neanche potuto pensare prima: l’apprendimento. Acquisiremo nuove conoscenze. E se abbiamo seguito il metodo scientifico come descritto, questo apprendimento non solo resterà nella nostra memoria, ma sarà anche correttamente registrato e potrà rappresentare il know-how della nostra organizzazione.

E ci servirà nel ciclo successivo come la nuova situazione di partenza, il nuovo stato attuale.

Voi gestite la progettazione e il miglioramento in questa maniera? Definite le ipotesi?

No? Allora perché vi lamentate che avete i vuoti di memoria e non vi ricordate perché avete fatto o non fatto qualcosa… 😉

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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