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Come può scienza definire valori umani?

L’altro giorno Ernesto mi ha passato un articolo di Stuart Whatley pubblicato su Huffington Post: How Science Can Determine Human Values, che contiene alcune considerazioni molto interessanti.

Vediamo prima un estratto dell’articolo:

Harris, nel suo libro The Moral Landscape: How Science Can Determine Human Values, ha posto le basi per l’applicazione delle scienze cognitive ai valori umani. Se le scienze cognitive un giorno saranno in grado di dirci come vengono formati i pensieri e le intenzioni nel nostro cervello e come questi vengono trasformati in azione e come queste azioni influenzano esseri umani, allora, per forza, le forze cognitive saranno in grado di avvertirci sulle questioni di moralità. E considera la moralità come una “branca sottosviluppata della scienza”.

Anziché offrire le prescrizioni morali specifiche, l’autore si interessa di più a come alterare il metodo per trovarle. Secondo lui è un errore di permettere l’ambiguità nelle questioni morali per evitare il fatto che ci devono essere risposte concrete su come i valori possono e contribuiscono all’evoluzione umana, la felicità, prosperità e successo. Il momento in cui ammettiamo che sappiamo qualsiasi cosa riguardo a benessere umano dal punto di vista scientifico, dobbiamo ammettere che alcuni individui o culture possono avere un opinione assolutamente sbagliata riguardo a esso. Ossia, nessuna persona sincera oggi ammetterà una totale indifferenza alla diversità tra una vita buona e felice contro una dura e misera.

Harris sottolinea che, allo stesso modo in cui esistono campioni rappresentanti la depravazione morale, esistono anche quelli che rappresentano l’eccellenza morale – una base genetica e cognitiva: la fibra morale.

La scienza della moralità richiederebbe una comprensione più profonda della motivazione umana, rispetto a quella che abbiamo oggi.

E questa apertura mentale si trova nel titolo del suo libro come “paesaggio morale”, che si riferisce a infiniti picchi e valli dell’evoluzione umana, tra le società che “ammazzano” la moralità e quelle che la abbracciano in pieno, dove gli individui possono cercare la loro realizzazione in completa pace e tranquillità.

L’inchiesta nella scienza cognitiva può dirci perché crediamo in ciò che facciamo, spesso erroneamente, e permetterci di aggiustare per le tantissime mancanze nel ragionamento umano che risultano in tanta crudeltà e distruzione nel mondo.

La critica più semplice è che questo testo è utopico, ma la stessa critica può essere fatta contro chiunque che desideri migliorare il mondo intorno a sé. E bisogna lasciar lavorare l’autore nel tentativo scientifico di dimostrare o meno le sue supposizioni.

La mia opinione? Definire la moralità scientificamente mi sembra ancora un argomento mooooolto lontano… Ma anche internet (ad esempio) negli anni 50 del secolo scorso era solo un lontano miraggio… Quindi staremo a vedere dove ci porterà la scienza.

Certo è che queste scoperte possono portare a molti miglioramenti nel modo in cui vengono gestite e motivate le persone nelle aziende, ed è questo un punto interessante per il lean thinking, dove il rispetto di umanità e delle persone è uno dei pilastri portanti.

Pensate solo se si riuscisse ad agire su determinati trigger morali presso i vostri collaboratori per ottenere un determinato risultato motivazionale e prestazionale per la vostra azienda. Sarebbe interessante, vero?

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