Incontro ad Aquileia

Venerdì scorso ho avuto il piacere di rivedere alcuni colleghi di Postilla ad un seminario organizzato da Studio Fonzar ad Aquileia.

Il tema della giornata è stato: La valutazione dei rischi nelle macchine secondo la nuova direttiva 2006/42/CE e il “nuovo Fascicolo Tecnico della Costruzione”.

Mi è piaciuto molto l’approccio di Ugo alla questione del fascicolo tecnico e della valutazione dei rischi.

L’immagine di sopra, presa dalle dispense del corso, è esemplificativa del come dovrebbe essere fatta la valutazione dei rischi per certificare con il marchio CE una macchina prima di immetterla sul mercato.

Mi è piaciuto molto il processo che Ugo ha utilizzato per definire il diagramma rischi-costi di una macchina. Si parte da una macchina nuda, senza alcuna protezione e poi man mano si aggiungono delle protezioni in funzione dei rischi reali ai quali può essere soggetta la persona che deve operare sulla macchina, pensando a 5 livelli di uso della macchina:

  • uso normale
  • uso ragionevolmente prevedibile
  • uso scorretto prevedibile = uso scorretto deliberato
  • uso possibile = uso scorretto deliberato
  • uso immaginario = uso scorretto deliberato

Per questi 5 livelli di uso ci sono azioni diverse che devono essere fatte nella valutazione dei rischi:

  • uso normale – prevenire con la progettazione, protezioni, istruzioni
  • uso ragionevolmente prevedibile – prevenire con la progettazione, protezioni, istruzioni
  • uso scorretto prevedibile – vietare con le istruzioni
  • uso possibile e uso immaginario – non fare nulla, classificare come uso scorretto deliberato

Poi la procedura va nel dettaglio di come viene fatta la valutazione per soddisfare i requisiti di legge e le norme tecniche che rappresentano lo stato dell’arte, e non mi soffermo su questi particolari.

Cosa si può imparare da seminario? Molte volte ho sottolineato nei miei articoli che la tecnologia utilizzata deve essere affidabile e costruita per un utilizzo specifico, con il processo ben chiaro in mente. I costi della stessa non devono essere esagerati, aggiungendo elementi che non portano a nessun valore aggiunto al macchinario “per avere la sicurezza che l’operaio non faccia una cavolata”. Queste cose non servono, sono spreco di tempo, di soldi. Le persone devono essere istruite in maniera adeguata ad utilizzare le macchine in sicurezza, e non devono essere le macchine ad essere strapiene di inutili aggeggi che “proteggono” gli operai da loro stessi o dalla procedura non definita di lavoro.

La solita frase “Se tolgo la protezione faccio prima” in azienda non può esistere se il rischio è l’infortunio di una persona. Le protezioni devono esserci e devono essere progettate in maniera adeguata, ma altrettanto devono esserci dei processi produttivi in atto presso l’utilizzatore delle macchine che seguano le prescrizioni del costruttore. Senza queste procedure casca tutto il castello della valutazione dei rischi. Risulta assolutamente inutile.

Quindi il costruttore deve essere responsabilizzato a progettare bene le macchine, l’utilizzatore deve essere responsabilizzato ad utilizzarle bene. Colpevolizzando di più uno o l’altro non si ottiene nessun risultato tranne il solito tram tram italiano di passare il testimone da un tribunale all’altro… Chi ci gode? Gli avvocati, gli unici a vedere valore in tutti i casini… Se, come dice il cartello, tutti usassero la testa, ci sarebbero molti meno infortuni in giro…

Voi cosa ne pensate di questo argomento?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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