La fine del Wave

Beh, ancora prima di iniziare seriamente, Google ha deciso di chiudere le porte a Wave.

Un anno fa il prodotto è stato presentato come rivoluzione della comunicazione online, poi è stato dato in pasto a pochi eletti per provarlo, e infine in maggio di quest’anno è stato diffuso a tutti gli utenti, e solo pochi giorni fa è stato incluso nella suite Google Apps per le aziende come uno strumento sperimentale. Niente faceva intravedere che il servizio sarebbe terminato.

Poi improvvisamente qualche giorno fa il comunicato ufficiale che lo sviluppo si ferma e che il destino del prodotto, dopo la fine del 2010, non è garantito. Ciò significa, si chiude…

Si vede che, se non ci sono decine di milioni di utilizzatori immediati ed entusiasti, per Google il prodotto non era valido. Può darsi, come sembra, che il prodotto, per farlo funzionare, consumava troppe risorse della grande G, sia in termini di personale che in termini computazionali. Sicuramente si trattava di un prodotto avanti ai suoi tempi, che probabilmente diventerà maturo appena nei prossimi lustri, quando anche l’utenza meno esperta riuscirà a capirne le logiche (a me personalmente piaceva un sacco e volevo addirittura costruire sul sito un forum aperto sul Wave, adesso questo diventa una strada impraticabile, ma capisco che un utente poco esperto poteva andare in difficoltà…).

Google non ha reso Wave un prodotto semplice. Aveva un potenziale, come detto sopra, enorme, con tutte le nuove tecnologie che vi sono state introdotte. Ma l’interfaccia è stata troppo diversa dai canoni standard odierni del web, e per questo non è stato possibile farlo accettare alla maggioranza dell’utenza.

Cosa ci può insegnare questa esperienza?

Provate a pensare alle vostre aziende. Magari i vostri operai vi incitano a comprare macchine nuove, belle, appariscenti, automatiche. Che fanno tutto da sole senza nessun sforzo da parte dell’operaio. Vogliono una Ferrari del vostro settore. Wave poteva essere paragonata ad una Ferrari del web.

Prima di acquistare questa macchina, iniziate a chiedervi: Che vantaggio ci porta questa macchina? Come può servire veramente i nostri processi, le nostre persone? Quanto è user friendly? Necessita di corsi di formazione particolari o può essere usata dal primo giorno al massimo del suo potenziale? Come deve essere fatta la manutenzione e quanto tempo si perde in essa? Quanto tempo ci vuole per cambiare da un prodotto ad altro?

Poi andate a vedere cosa serve veramente ai vostri operai. Come possono sfruttare al meglio ciò che hanno in mano oppure con piccole modifiche. Come si potrebbero costruire macchinine piccole, specializzate, poco costose, che fanno il lavoro con la massima qualità e senza bisogno di grosse manutenzioni. E costruite queste macchine. E non comprate i “monumenti”.

La Google paga questo errore di presunzione. Voleva dare tutto in un unico prodotto. Ma il tutto è difficile da gestire. Non ha ascoltato la voce dei suoi clienti che vogliono, prima di tutto, la semplicità di utilizzo. Esattamente quello che fa con gli altri propri prodotti. Nel Wave qualcosa non ha funzionato. Ma adesso, il codice di Wave è stato liberato per i piccoli sviluppatori per continuare lo sviluppo e introdurre le novità nei prodotti più piccoli, più flessibili, più specializzati.

Cominciando a fare il right-sizing

Wave ci insegna…

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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