Creatività a scuola

Qualche giorno fa vi avevo detto che avrei ripreso l’argomento della creatività che viene inibita nelle scuole così come sono organizzate oggi.

Cosa è la creatività?

Per essere creativa, una cosa deve essere nuova per un individuale autore. Questo è ciò che consideriamo come creatività nella cultura occidentale. Ma cosa ci dice quella orientale? Per questa cultura la creatività è un processo di crescita individuale, spirituale, o meglio, l’evoluzione (e non la rivoluzione…) all’interno di una cultura comune condivisa.

Ciò che conta è lo scopo della creatività. Cosa vogliamo ottenere da essa, cosa vogliamo creare? L’originalità deve avere uno scopo, in qualsiasi cultura, in qualsiasi disciplina, attraverso il passaggio attraverso gli standard che la definiscono per quella disciplina.

Perché le persone creano?

Perché hanno qualcosa da comunicare. Ed è proprio questo, il desiderio di comunicare, esattamente ciò che manca in molte cosiddette “creative” attività scolastiche.

Ma bisogna comunicare con lo scopo. La creatività nella comunicazione deve essere volta a risolvere i problemi. Problemi reali. Ma molte volte non ci si accorge neanche che un problema esista. Perché a scuola non viene insegnata la capacità di osservare il mondo con gli occhi creativi.

E proprio il fatto di individuare un problema è alla base del processo creativo. Le attività scolastiche che vengono intraprese con un obiettivo significativo in mente offrono un terreno molto più fertile per la creatività rispetto alle attività senza un collegamento ovvio con i problemi reali.

Apprendimento come un processo costruttivo implica che gli allievi costruiscono la loro conoscenza, collegando le nuove informazioni a quelle che già conoscevano e capendo le relazioni tra di esse, con l’obiettivo in mente.

Quindi, l’apprendimento con un senso, è per definizione creativo…

E sviluppo della maestria in qualche campo, può essere visto come creazione delle relazioni cognitive nella nostra testa nelle quali può essere inserita la nuova informazione che viene acquisita. Maestria è basata sulla profonda conoscenza di una miriade di problemi che possono verificarsi in un particolare lavoro. Viene accumulata con l’esperienza nell’affrontare i problemi ed è organizzata nella testa di un esperto in un modo tale che gli permette di pensare di una determinata situazione in maniera completamente diversa rispetto, spesso, anche alla logica della ragione. In pratica vede un fenomeno con gli occhi diversi.

E quindi, quando volete definire le strategie più efficienti per insegnare ai vostri studenti affinché apprendano al meglio la vostra materia, queste strategie di solito contengono attività richieste per individuare e risolvere i problemi, e comunicare le loro idee in modi nuovi e appropriati.

I studenti in questo modo sviluppano la loro maestria in una disciplina, immergendosi nei problemi che la contraddistinguono.

Strutturando l’insegnamento attorno all’obiettivo della creatività cambia la visione tradizionale di insegnante e studente. Le attività di insegnamento fatte in questo modo mettono lo studente nella posizione di chi risolve i problemi reali e non del passivo acquisitore delle informazioni. Invece gli insegnanti diventano coloro che propongono i problemi da risolvere, allenatori, sensei (come vengono definiti nel gergo lean…).

I problemi che vengono proposti devono essere problemi reali, ai quali neanche gli insegnanti hanno una risposta definitiva, e lavorano insieme agli studenti nel cercarla.

Quindi, man mano che viene presentato del materiale nelle scuole e insegnata una materia, la cosa migliore è di proporre dei problemi reali agli studenti per farli pensare a come trovare una soluzione, coinvolgerli nel sviluppare la loro maestria personale in una determinata materia. Creando una comunità dove fare una buona domanda ha lo stesso valore e importanza del dare una ottima risposta.

E questi processi sono molto diversi rispetto a quelli che troviamo oggi nelle nostre scuole…

E sono quelli che vengono impiegati da chi è il vero sensei del lean thinking quando si approccia alle aziende. Il suo scopo non è quello di dare le risposte, ma di far pensare le persone che fanno quel lavoro tutti i giorni, inculcare nella loro testa il virus della conoscenza, della maestria, della osservazione di un fenomeno e riconoscendo un problema, della capacità organizzata di risolvere questo problema che hanno osservato, comunicando in maniera efficace la soluzione.

Nelle vostre organizzazioni il lean viene visto in questo modo? Nella vostra scuola viene applicato il principio della creatività?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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