Come realizzare progettazione simultanea?

Venerdì scorso avevo introdotto l’argomento del set-based concurrent engineering, ossia della progettazione simultanea scartando le varie alternative di progetto man mano che i requisiti diventano più chiari, e usando nelle decisioni le curve di compromesso (trade-off curves) che descrivono un determinato fenomeno studiato.

Oggi volevo parlare un pò del metodo che viene usato per realizzare il progetto.

Cosa vuol dire set-based concurrent engineering?

Vuol dire progettazione simultanea di tutti i particolari di un determinato progetto.

Ma come si può riuscire a progettare in maniera simultanea tutto quello che riguarda un prodotto nuovo?

Partiamo da come vengono solitamente realizzati i progetti nelle organizzazioni tradizionali. Di solito nelle nostre PMI siamo abituati a vedere una figura che ha la fiducia del imprenditore e che si prende tutte le decisioni riguardanti un progetto… Gli altri progettisti devono seguire le sue bizze e fare quello che dice lui. È un metodo sbagliato. Perché se questo personaggio si incaponisce su qualcosa che magari è già stato superato dal mercato o dalla concorrenza, si rischia di chiudere l’azienda… E poi è sbagliato anche perché non si responsabilizzano i singoli progettisti a prendere le decisioni, non si fanno crescere. Inoltre i tempi di progetto si allungano in quanto è tutto sottoposto più volte alla buona volontà di questo personaggio che deve dare la propria benedizione ad ogni passaggio significativo del progetto. È, come già detto sopra, un metodo molto pericoloso, ma viene applicato in quasi la totalità delle nostre PMI…

Come dovrebbe invece funzionare?

Ci dovrebbe essere un capo progetto (la persona con maggiore esperienza del prodotto) che serve più che altro come aggregatore di informazioni e che faccia la parte del manager del progetto, che mette all’inizio assieme i progettisti dei vari sottoinsiemi e anche delle funzioni coinvolte (tipo vendite, marketing ecc che tutti fanno parte della squadra di progetto…) e gli definisce i contorni del loro campo di azione e le interfacce tra la varie responsabilità nel progetto.

In questo modo ogni progettista sa esattamente all’interno di che campo potrà muoversi e con chi dovrà parlare per eventuali problemi sull’interfaccia. Inoltre può partire immediatamente insieme a tutti gli altri, guadagnando tempo da subito e diminuendo il tempo totale per il progetto.

Un altro vantaggio è che ha la libertà di utilizzare la sua creatività, crescendo ad ogni interazione futura del progetto.

La progettazione in sè viene fatta utilizzando il know-how passato raccolto nelle curve di compromesso, come spiegato venerdì.

Infine, tutte le settimane (o comunque con una periodicità determinata) i componenti del progetto si riuniscono in una “sala progetto” (in giapponese OBEYA) dove discutono liberamente dei progressi e dove il capo progetto fa la parte del moderatore…

In questo modo si evitano tutti gli errori visti nella progettazione tradizionale e i progetti vengono fuori molto più velocemente e con sempre meno errori di qualità.

Nelle vostre organizzazioni, come funziona il processo di progettazione? È più di tipo tradizionale oppure simultanea?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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