Come pensa il nostro cervello?

E come possiamo sfruttare queste caratteristiche per migliorare il nostro lavoro?

Queste sono le due domande delle quali vorrei parlare oggi.

Immaginiamo di arrivare in un luogo sconosciuto, una casa di un nostro amico. Entriamo nel soggiorno e vediamo un divano. E ci sediamo sopra. Come facevamo a sapere che era sicuro sedersi lì sopra? Meglio ancora, come sapevamo che si trattava di un divano?

E’ il nostro cervello che ha elaborato uno schema e ci ha detto: ha l’aspetto di un divano, deve essere un divano. In un istante.

Ma consideriamo adesso un bebé di qualche mese nella stessa situazione. Che non ha ancora elaborato tutti questi schemi che sono sviluppati nel cervello di un adulto. Lui urta contro il divano, ci inciampa, lo guarda, non sa cosa dovrebbe rappresentare e a che scopo dovrebbe servire. Lo schema nel vostro cervello è chiaro, in quello di un bebé non lo è per niente… Fino a quando non OSSERVA un adulto che utilizza il divano per sedercisi sopra. E lì inizia a crearsi il suo schema nel cervello… E una volta che questo schema è stabilito (non immediatamente ma dopo parecchio esercizio e ripetizione…), il bambino non ci pensa più – anche esso quando vede un divano ci si siede sopra, automaticamente, seguendo lo schema…

Consideriamo adesso i grandi inventori. Tutti dicono che un Edison o un Leonardo o un Tesla o un Einstein o un Newton o un Darwin o un Picasso o anche un Jobs avevano (hanno…) un talento spropositato, vedevano le cose che gli altri esseri umani non riuscivano a vedere. E riuscivano a inventare cose che la mente umana normale non era in grado di fare, per i tempi in cui vivevano.

Ecco, il talento. Cosa è il talento? Si tratta solo della velocità con cui il nostro cervello, attraverso gli schemi in esso presenti, elabora una situazione e trova una soluzione per un problema che gli si presenta davanti.

E le grandi invenzioni della storia sono solo la conseguenza di questi schemi che si sono formati nei cervelli di questi grandi inventori. Ma non sono capitate lì per caso… Sono frutto di un lungo lavoro di osservazione e apprendimento dei fenomeni intorno a loro, dei deliberati sperimenti per vedere cosa potevano fare per risolvere un dato problema. Tutti questi sperimenti portano alla lunga e faticosa creazione degli schemi nel loro cervello, che poi porta al flash finale, l’invenzione che cambia il mondo… Una lunga ricerca di maestria che alla fine culmina nella scoperta geniale.

Come possono essere utili queste informazioni nel nostro lavoro o nella nostra organizzazione?

Andate nel vostro reparto produttivo (o anche nel vostro ufficio…). OSSERVATE i processi, come funzionano, cosa succede. Iniziate a creare i vostri schemi nel cervello. Iniziate a far fare le stesse cose anche ai vostri dipendenti. Iniziate a sviluppare la loro maestria… Ci vuole tempo, è inevitabile. Ma se il loro sforzo di osservazione è rivolto alle cose giuste (come ad esempio riduzione degli sprechi e/o flusso nella produzione, di cui gli avrete già parlato in precedenza…), col tempo i risultati non tarderanno ad arrivare.

C’è un però! Dovete usare per l’osservazione e per la creazione dello schema il metodo giusto. Considerate Edison. Una sua frase famosissima dice qualcosa come: “Ho fallito per 9999 volte prima di trovare la soluzione giusta. Ma ho imparato da ciascun fallimento e non ho mai fatto lo stesso errore due volte.”

Cosa vuol dire questa frase? Vuol dire che aveva il metodo. Usava il metodo scientifico. PDCA. Si proponeva una ipotesi, andava a verificarla, falliva, la scartava, imparava da essa (si annotava nella testa e probabilmente anche nei suoi appunti la soluzione sbagliata, approfondendo così il suo schema nel cervello…) e andava avanti con una ipotesi successiva. Fino a vedere la luce (in senso sia figurativo che reale… 😉 ).

Quindi, dovete dare ai vostri dipendenti una visione, una luce, verso la quale devono muoversi. E poi lasciarli liberi a sviluppare i propri schemi nel cervello, utilizzando il metodo scientifico, che gli porteranno ad essa.

Anche a voi sarà caduta qualche volta qualche mela in testa (o qualsiasi altro oggetto). Ma il vostro cervello non aveva fatto CLICK come quello di Newton. Avrà solo pensato: “Cavoli, che male!”

Invece quello di Newton, grazie agli studi e schemi presenti precedentemente nel suo cervello, ha scoperto la legge della gravità…

Adesso voi mi direte che questa esisteva già al momento in cui siete stati colpiti, quindi non c’era bisogno di scoprirla, ci ha già pensato qualcun altro in passato.

Dovete invece pensare che di cose da scoprire ce ne sono milioni, problemi diversi da risolvere altrettanti, concentratevi sul metodo scientifico anche nella vostra organizzazione e nella vita quotidiana e forse anche voi un giorno sarete colpiti da un colpo di genio che cambierà il mondo…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

1 comment… add one
  • chimicionline Set 9, 2010, 6:27 pm

    E’ una domanda interessante, ma credo che non sapremo mai del tutto cosa pensa il nostro cervello

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