Un tributo a Il Coach

Si vede che questa è una settimana sportiva sul mio blog, e non solo per l’imminente inizio dei mondiali di calcio…

Un piccolo quiz: Chi è il personaggio raffigurato sopra?

Un suggerimento: è il coach più vincente del college basketball americano.

Sì, avete indovinato: trattasi di John Wooden, il mitico coach dell’UCLA, con i suoi 10 titoli in 12 anni di carriera (al secondo posto ci sono due allenatori con 4 vittorie ciascuno, giusto per farvi notare la differenza…).

E questo articolo è per dargli un ultimo saluto vista la sua recente scomparsa a 99 anni…

Le sue doti di leadership e insegnamento sono raccontate da generazioni dei studenti, anche dopo il suo ritiro, e io vi propongo un saggio di esse in un intervista che ha lasciato nel TED talk nel 2001 dove parla di cosa è per lui il vero successo e quale è la differenza tra vincere e avere successo:

Potete anche seguire questo link per guardare il video con sottotitoli in italiano 😉

Alcuni passaggi interessanti dal video:

Cercavo di dare ai miei ragazzi qualcosa in più, qualcosa a cui aspirare, che non fosse solo un voto più alto in classe, o più punti in una gara sportiva.

Non devi mai cercare di essere migliore di qualcun altro, impara dagli altri. Non smettere mai di cercare di essere il meglio che puoi – questo si può controllare.

Se ti lasci assorbire, coinvolgere, preoccupare troppo dalle cose su cui non hai controllo, ciò influenzerà in modo negativo le cose su cui hai controllo.

Ai piedi di Dio per confessarsi, una povera anima tra le lacrime disse: “Ho fallito.” Il Signore rispose: “Hai fatto del tuo meglio, e questo è un successo.”

Definizione di successo: pace dello spirito raggiunta solo grazie alla propria soddisfazione nel sapere di esserti sforzato di fare il meglio di cui sei capace.

Se ti sforzi cercando di migliorare la situazione in cui ti trovi, penso che quello sia il successo.

Quella era la mia idea che cercavo di trasmettere ai giovani.

Qualcuno chiese ad un insegnante perché insegnava. “Dove potrei trovare gente tanto meravigliosa?”. E credo che la professione dell’insegnante ti dà un grande piacere nel vederli andare avanti.

I ragazzi erano lì per ricevere un’educazione, la prima cosa. La pallacanestro era la seconda.

Avevo tre regole irremovibili: non essere mai in ritardo, nessuna bestemmia, non criticare mai un compagno di squadra.

In qualunque cosa che fate, dovete avere pazienza.

Dare tutto, a me sembra, non è tanto distante dal vincere.

Non lamentarti. Non brontolare. Non cercare scuse. Qualunque cosa tu faccia, falla al meglio delle tue possibilità.

Si può perdere anche quando abbiamo battuto qualcuno in una partita. E si può vincere anche quando si è battuti. Se ti sforzi di fare il meglio che puoi con regolarità, i risultati saranno più o meno quelli che dovrebbero essere.

Volevo che il punteggio di una partita fosse l’effetto secondario di queste altre cose, e non lo scopo in sé.

Cervantes disse: “Il viaggio è meglio della meta.”  Il divertimento è arrivarci. I nostri allenamenti erano il viaggio, e la partita la meta, il risultato finale. E’ bello osservare i giocatori che si sono sforzati di fare il meglio di cui sono capaci.

Parole molto belle, che ci insegnano quello che anche il lean thinking ci insegna: cercare la maestria nel proprio lavoro (lo stato ideale), imparare dai fallimenti, inseguire un percorso, un viaggio verso uno stato ideale e non un risultato a breve termine, migliorare continuamente, insegnare e sviluppare le persone, non dare le colpe agli altri ma essergli di aiuto e dare sempre il meglio di noi stessi.

Grazie Coach!

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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