Come si fa a raccogliere il know-how?

Come prima cosa vi chiedo: come definireste il know-how in una organizzazione?

La traduzione letterale dall’inglese sarebbe “sapere come”, ossia essere a conoscenza del come viene realizzata una determinata attività.

Wikipedia lo identifica come tutte le conoscenze e le abilità operative necessarie per svolgere una determinata attività lavorativa. E poi continua con le definizioni della conoscenza come sapere, saper fare e saper essere.

Ma in questo articolo non mi interessa la teoria. Vorrei vedere con quali metodi si potrebbe raccoglierlo praticamente in una organizzazione.

Come detto sopra, know-how è un insieme di conoscenze di una organizzazione. Ma cosa succede spesso nelle organizzazioni? Succede che gran parte di queste conoscenze risiedono nella testa di qualcuno o nel computer di qualcun altro. La sua raccolta e organizzazione in termini utili non esiste. Ognuno è esperto nel suo piccolo ma non si interessa o non sa come, di trasmetterlo agli altri. Qualche volta per gelosia, qualche volta per non sembrare sciocchi negli occhi degli altri, quindi vergogna, qualche volta perché semplicemente nessuno gli chiede né gli spiega come passare le proprie conoscenze ad altre persone (caso più frequente…).

Allora come si fa a passare e raccogliere queste conoscenze in maniera tale che siano utili ai fini dell’organizzazione nel suo complesso?

Come prima cosa si parte dalla cultura della condivisione. Nell’organizzazione deve essere impostata una politica che le conoscenze vanno condivise tra tutti e che non ci saranno colpe o elogi per mettere a disposizione le conoscenze. Deve essere un normale e logico modo di lavorare, tutti i giorni. Le uniche punizioni potrebbero essere quelle di riprendere coloro che non seguono questa politica…

Ma la sola condivisione non basta. Deve esserci il metodo organizzato e definito per condividere.

Pensate ad esempio al dare un compito, un problema da risolvere, un obiettivo, a qualcuno nella vostra organizzazione. Lui va a studiare il problema, trova delle soluzioni e ve le presenta dicendovi che l’obiettivo è stato raggiunto, il problema è stato risolto ecc. Una situazione normale, che incontrate tutti i giorni al vostro lavoro, giusto?

Invece è proprio questo che è sbagliato ai fini della raccolta del know-how…

Non mi deve interessare che un problema è stato risolto, mi deve interessare il COME è stato risolto, il PERCHE’ della sua esistenza. Mi deve interessare il metodo, il ragionamento che ha portato alla sua soluzione. Mi deve interessare cosa ha imparato la persona che stava risolvendo il problema. E non mi deve interessare solo la soluzione come un evento discreto… Quindi devo raccogliere LA STORIA che porta alla soluzione! Questa storia è il nostro know-how, e non la soluzione in sé. Perché dalla storia possiamo capire il ragionamento, possiamo capire più in profondità tutte le implicazioni della soluzione e migliorare la conoscenza sia nostra propria che di tutte le altre persone componenti l’organizzazione, attraverso l’opportuna diffusione della storia stessa.

Ma come si fa a raccogliere la storia? Il metodo più conosciuto è quello dei fogli A3 per il problem solving. Questi fogli permettono di fare esattamente quello descritto sopra: raccontare una storia. Attraverso la definizione del problema, del contesto, la dichiarazione dell’obiettivo, l’analisi delle cause, le contromisure, le verifiche degli effetti, e le azioni da fare nel futuro come seguito della risoluzione. In pratica si tratta di una comune azione di miglioramento (correttiva o preventiva) per come conosciuta nella terminologia dei sistemi di qualità.

Se questi fogli A3 vengono raccolti e gestiti in maniera organizzata e diffusi a tutte le funzioni interessate in maniera tempestiva e ordinata, ecco che si inizia ad avere una diffusione del know-how, del perché, a tutti i livelli dell’organizzazione. Ed ecco che inizia il ciclo senza fine di miglioramento continuo. Perché tutti sono informati, tutti conoscono lo stato attuale e il perché dello stato attuale, e tutti possono contribuire in maniera equa nel migliorarlo.

Nella vostra organizzazione, come viene gestito e raccolto il know-how?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

4 comments… add one
  • Sergio Mag 19, 2010, 11:58 am

    La nostra regola di base per gestire la kb è: ogni volta che fai una domanda scrivi la risposta che ti viene data nella kb.

    Come strumento utilizziamo una wiki in modo da avere la massima flessibilità dal punto di vista della struttura, anche perché nessuna soluzione gerarchica può battere la velocità di recupero delle informazioni che può darti un motore di ricerca interno.

    Naturalmente abbiamo per i progetti e le soluzioni una formula documentale più standardizzata che comprende anche qualcosa di simile agli A3.

    Nella nostra kb comunque ci sono dettagliate anche le istruzioni per far funzionare il telefono o per configurarsi la posta elettronica, tutto questo facilita l’ingresso di nuovi collaboratori che possono trovare le risposte a tutte le loro domande direttamente nella kb.

    • Dragan Bosnjak Mag 19, 2010, 12:41 pm

      L’utilizzo della knowledge base informatizzata è assolutamente raccomandato infatti, con una precauzione: che si sappia come usarla e come raccogliere le esperienze e i problemi riscontrati.
      Magari per le procedure semplici e automatiche che non richiedono tanto pensare, una wiki anche se non aggiornata moltissimo, è una buona soluzione.
      Se invece si parla di andare a cercare le cause dei problemi difficili nei processi, serve, come giustamente dici tu, un sistema più standardizzato come A3.
      Ma voglio chiedere una cosa: come vengono condivisi questi A3? Vengono anche loro inseriti, insieme alla storia e delle motivazioni di determinate scelte, nella wiki oppure vengono lasciati a parte in armadio di qualcuno?
      Perché è più importante condividere queste informazioni che andare a dire come configurare la posta elettronica che potrebbe benissimo far parte di una checklist del rappresentante del dipartimento IT non appena uno viene assunto…
      A me per la progettazione piace il discorso delle migliori pratiche che danno le motivazioni del perché una cosa viene fatta in un modo e non in un altro, e questo perché deve essere supportato dai dati di fatto raccolti con esperienza e possibilmente in un sistema organizzato tipo A3 o simili.

      • sergio Mag 19, 2010, 12:56 pm

        Solitamente gli “A3” sono resi in formato digitale (Visio o cose del genere a seconda del lavoro, oppure scansioni) mentre rimane una parte cartacea nella cartella del progetto.

        La cartella (fisica) del progetto è unica e raccoglie tutto il materiale prodotto: purtroppo è facile che sia parecchio disordinata, ma rimane comunque uno strumento di consultazione importante.

        Tutte le decisioni sono annotate nel diario di produzione, in modo da poter risalire oltre al perché anche al quando.

        Avendo il quando possiamo effettuare all’occorrenza anche delle ricerche più approfondite nell’archivio delle email/telefonate/riunioni vedendo passo passo tutto il dettaglio della nascita di una soluzione.

        La quantità di informazioni da immagazzinare è molto elevata: naturalmente si cerca di far emergere cosa servirà operativamente ogni giorno e cosa invece sarà solo di consultazione/revisione/storico.

        Ritengo di essere ancora molto lontano dalla perfezione nel campo del kb, ma almeno c’è qualcosa 🙂

        Comunque una delle cose più difficili da memorizzare sono le lavagne: spesso il processo di analisi non è condotto su un semplice A3, perché preferiamo avere “la potenza” fornita da una grossa lavagna, dove verrà riportata la situazione.

        Il problema è poi cancellare la lavagna 🙂

        • Dragan Bosnjak Mag 19, 2010, 1:31 pm

          Molto interessante, grazie!
          Fare una foto prima di cancellare la lavagna no, eh? 😉
          E conservare la foto nella cartella…
          Spesso le soluzioni più semplici sono quelle che non si vedono da chi sta dentro il processo…

Leave a Comment