Comunicazione tra ingegneri e operai

Per costruire dei macchinari complessi, una organizzazione manifatturiera ha bisogno sia di bravi ingegneri/progettisti che andranno a creare i disegni esecutivi, sia di bravi operai che andranno a costruire fisicamente ciò che è rappresentato sui disegni e che è necessario per trasformarli in prodotto finito.

E per poter avere successo, l’organizzazione deve far comunicare tra di loro, con un linguaggio comune, queste due categorie di persone. Ma, sorpresa sorpresa, gli ingegneri solitamente parlano un linguaggio diverso degli operai…

Gli ingegneri tendono a ragionare in termini astratti, in quanto passano le loro giornate sopra i disegni e schizzi. Invece gli operai, pensano in termini pratici in quanto passano le loro giornate a costruire pezzi.

Le diatribe maggiori succedono quando si riscontra qualche problema nella produzione. Ad esempio, c’è qualche pezzo che non combacia con gli altri. Gli operai portano il loro problema agli ingegneri, e questi si mettono subito a CORREGGERE I DISEGNI. Gli ingegneri tirano fuori i loro disegni e iniziano a girare le cose su di essi. In altre parole, saltano istintivamente su un livello più alto di astrazione.

E creano disegni ancora più dettagliati e complessi nella speranza di rendere più chiaro il processo agli operai. Disegni sempre più astratti… E questo rende sempre più difficile la comunicazione tra di loro…

In pratica, gli ingegneri si comportano come i turisti che vanno in un paese straniero e tentano di farsi capire con la loro lingua parlando più lentamente e con volume più alto. Perdono l’abilità di immaginare come era quando guardavano un disegno dalla prospettiva di un profano.

L’ingegnere pensa: Cosa devo fare per rendere migliore il disegno?

Invece l’operaio pensa semplicemente: Ma perché non vengono giù nel reparto e mi mostrano dove dovrebbe andare quel pezzo…

Questa mancata comunicazione è molto comune nelle nostre organizzazioni. E cosa possiamo fare per sistemarla? Tutti e due dovrebbero cercare di capire i requisiti dell’altro e trovarsi nel mezzo? Veramente, NO.

La soluzione sta nel cambiamento del comportamento da parte degli ingegneri. Perché? Perché sia gli ingegneri che gli operai capiscono le macchine. Quindi la soluzione dovrebbe essere trovata a livello della macchina…

Gli ingegneri dovrebbero scendere nel reparto e osservare (genchi genbutsu) e capire quello di cui hanno bisogno gli operai, e non solo passare le loro giornate sui disegni… In questo modo possono ritornare a vedere i disegni con la prospettiva di profano e renderli più semplici e comprensibili per gli operai… Basta che chiedano di cosa gli operai hanno bisogno, questi saranno ben contenti a rispondere…

E’ facile perdere la bussola e parlare come degli esperti quando conosciamo qualcosa a fondo. Può sembrarci innaturale parlare in termini concreti di una cosa che stiamo facendo da anni. Ma se siamo disposti a fare un tentativo, i premi non mancheranno: i nostri ascoltatori capiranno quello che stiamo dicendo e se lo ricorderanno…

Il morale della storia è che bisogna trovare un linguaggio universale tra le due parti che comunicano, quello che tutti parlano in maniera fluente… Inevitabilmente, questo linguaggio sarà concreto…

Quindi, se siamo esperti di qualcosa, per comunicare in maniera efficiente dobbiamo abbassarci al livello di colui che non sa niente di ciò che stiamo dicendo, e rendere la nostra presentazione comprensibile a lui.

Lo sapete quale è il segreto della comunicazione di Steve Jobs? 😉

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

1 comment… add one
  • QualitiAmo Mar 26, 2010, 10:25 am

    La comunicazione, il grande “problema” di questi anni!

    Spesso le parole e la terminologia tecnica vengono usate per allontanare le persone invece che per avvicinarle.
    I progettisti parlano complicato per rendere le cose più difficili agli operai (consciamente o inconsciamente è da stabilire caso per caso), gli amministrativi si fossilizzano su dati e tabelle comprensibili solo a loro, chi lavora in reparto usa un gergo che ha lo scopo di tenere alla larga chi non appartiene al gruppo.

    Non esiste un solo linguaggio comune ma tanti “registri” che andrebbero adattati alla situazione: tra simili parlo con il mio gergo perché so che tutti mi capiscono ma quando parlo a un profano o a chi ha meno pratica di ciò che io faccio tutti i giorni, devo essere capace di semplificare e di esemplificare.

    Spesso, però, ci si nasconde dietro ai paroloni o dietro alle terminologie perché non siamo in grado di spiegare il concetto che vogliamo presentare.
    Ricordo un mio insegnate delle scuole medie che diceva sempre: “solo spiegandomi CON LE TUE PAROLE ciò che hai imparato mi rassicurerai sul fatto che hai capito davvero ciò di cui stai parlando”. 🙂

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