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Siamo motivati dai premi?

“Niente di grande nel mondo è mai stato raggiunto senza la passione” Hegel

L’altro titolo di questo articolo poteva essere: Drive: motivazione 3.0. Perché? Ve lo spiego in seguito attraverso la recensione del libro di Daniel Pink Drive: The Surprising Truth About What Motivates Us.

Cosa c’è di così sorprendente che questo libro ci rivela? Di veramente sorprendente non c’è niente, è solo un libro che ci fa prendere la presa di coscienza su come funziona nella nostra testa il processo di motivazione, e spiega attraverso i documentati esempi scientifici come si comportano le persone nelle varie situazioni alle quali sono state inconsciamente sottoposte.

Agli inizi esisteva un solo tipo di motivazione, la cosiddetta motivazione 1.0. L’uomo delle caverne aveva una sola motivazione nella propria vita: tentare di sopravvivere… Funzionava benissimo. Finché ha smesso di funzionare, quando si sono create le società più complesse…
Perché gli esseri umani hanno bisogno di più cose rispetto alla somma dei loro bisogni psicologici, primari: esse cercano di essere premiate e di evitare le punizioni.
Questo secondo modo di vedere la motivazione si chiama Motivazione 2.0, ed è stata la base di sviluppo economico negli ultimi due secoli (pensate al Taylorismo e sua gestione scientifica).
In questo approccio i lavoratori sono solo pedine da usare. E per arrivare a risultati desiderati, vengono premiati per il comportamento corretto (ad esempio maggiore produttività) e puniti per il comportamento sbagliato.
E tutta la nostra vita, anche se non ce ne accorgiamo neanche, è costruita su queste supposizioni: premiare il buono e punire il cattivo, bastone e carota insomma…
E questo sistema funzionava benissimo. Finché non è diventato obsoleto anche esso…
Negli anni 50 e 60 del secolo scorso, sono partite alcune ricerche che volevano abbattere il pensiero che gli esseri umani sono fondamentalmente inerti, ossia che reagiscono solo in funzione delle influenze e motivazioni esterne (estrinseche) e che in assenza di essa combinano poco.
Da qui si è iniziato a dare più autonomia e ad aiutare le persone a crescere. Ma il sistema alla base non è cambiato, si arriva solo ad un piccolo miglioramento dell’esistente – Motivazione 2.1.
Ma la ricerca va avanti e scopre che, oltre alla motivazione estrinseca, esterna, le persone hanno bisogno anche di un altro tipo di motivazione, intrinseca, interna nelle persone. Questa motivazione è quella che ci spinge a raggiungere la maestria nel lavoro che facciamo.
Se la nostra motivazione è intrinseca, interna, i premi e punizioni esterne non ci fanno né caldo né freddo, ciò che vogliamo raggiungere è la perfezione…
E questa ricerca della maestria e perfezione è ciò che nel libro viene denominato come Motivazione 3.0 o semplicemente il terzo Drive, dove il raggiungimento del flusso psicologico e della motivazione interiore è alla base del nostro lavoro.
Adesso vi faccio una domanda: come possiamo implementare queste scoperte nelle nostre organizzazioni? Datemi qualche esempio nella discussione, mentre io tornerò sull’argomento più avanti, in un articolo futuro.
Per ora la parola passa a voi…

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