Per me, il rispetto delle persone è…

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L’altra sera facevo una passeggiata con un mio amico (ciao Daniele!) a Trieste e parlavamo di rispetto delle persone nelle aziende.

Mi diceva Daniele: “Nell’azienda dove lavoro, i capi pensano solo ai fatti loro, e non fanno niente per aiutare le persone, le sfruttano e basta. Non gli importa niente se noi restiamo senza lavoro, anzi, proprio in questi giorni stanno riducendo il mio reparto da 12 persone a 7 e mandano quelli in eccesso a fare un lavoro che non corrisponde alla loro qualifica acquisita. Vogliono liberarsi di noi.”

Al che io gli ho parlato di cosa vuol dire, per me, il rispetto delle persone: “Il rispetto delle persone non è solo il dare un posto di lavoro alle persone. E poi sfruttare le loro braccia per eseguire il lavoro affidatogli, con la testa scollegata. Il rispetto della persona vuol dire:

  • assunta una persona, il capo dovrebbe insegnarle a fare il lavoro con le procedure standard
  • una volta assicuratosi che la persona è capace di fare il lavoro autonomamente, non bisogna lasciarla, ma bisogna sfidarla: “Adesso che hai imparato e sei capace di fare il lavoro da solo, il tuo prossimo obiettivo è di aiutarmi a migliorarlo. Non mi servono le tue braccia per fare il lavoro, mi serve soprattutto la tua testa. Allora, come possiamo migliorare questo standard che ti è stato insegnato, come possiamo eliminare gli sprechi da questo lavoro? Pretendo i tuoi suggerimenti.” (chiaramente prima gli deve essere fatta la formazione sul riconoscimento degli sprechi…)
  • e poi segue la persona giorno dopo giorno, gli aiuta a riconoscere e realizzare le sue idee, migliorando nel contempo il suo reparto e il processo nel suo complesso
  • gli insegna a lavorare insieme agli altri e a rispettare il lavoro degli altri suoi colleghi, a lavorare nella squadra che rema sempre nella stessa e giusta direzione e con un ritmo costante, verso la perfezione, verso lo stato ideale
  • quando succede qualche problema, al capo viene insegnato di non dare la colpa ad una persona ma di andare a ricercare prima di tutto la causa nel processo che ha provocato il problema, di cercare perché è successo quel che è successo e di risolvere il problema all’origine. E poi di insegnare questa metodologia a tutti i suoi dipendenti, facendoli crescere in questo modo…
  • il capo che agisce in questo modo, secondo la mia esperienza, si guadagna la fiducia e il rispetto della persona, e lavora insieme ad essa nel miglioramento del processo. Una organizzazione diventa ottima quando TUTTI i capi ragionano e agiscono in questo modo. Ci deve essere uniformità di principi e della gestione nell’intera organizzazione, tra tutti i capi. E questa deve partire dalla proprietà…
  • in questo modo la persona viene coinvolta nel lavoro, e non pensa solo alle 17 di sera quando deve scappare per andare a casa. Il coinvolgimento mentale è fondamentale: con esso si evitano moltissimi incidenti sul luogo di lavoro. Pensa agli infortuni: perché accadono solitamente? Perché c’è il distacco della testa dal lavoro che il corpo sta facendo, il lavoro viene fatto automaticamente senza pensare. La testa si trova da qualche altra parte, ascolta la radio, fantastica su dove andare fuori la sera o cose simili. E questo automatismo qualche volta si inceppa e la testa non reagisce immediatamente quando avverte il pericolo in quanto impegnata in un altra azione (spesso inutile…). Se si riesce a convogliare questa creatività nella testa a pensare su come migliorare il lavoro e non alle cose inutili per l’azienda, l’attenzione sul lavoro salirebbe e la persona si sentirebbe coinvolta e partecipe.
  • secondo me, in un ambiente di lavoro buono dove le persone sono rispettate, anche se esse vengono pagate di meno rispetto allo standard industriale, loro ci stanno volentieri. In un ambiente cattivo, dove i capi danno gli ordini e le persone eseguono, possono darmi anche 1000€ in più al mese, ma non mi sentirei mai né partecipe né coinvolto né soddisfatto, e vorrei andarmene via.
  • la politica del taglio di costi attraverso i licenziamenti, far fare alle persone il doppio della reale capacità, non porta da nessuna parte, solo al fallimento. Le persone sono il bene più prezioso che una azienda ha e il know-how che possiedono deve essere incanalato per il bene di tutte le altre persone nell’azienda e dell’azienda stessa.

Ecco, questo, per me, vuol dire RISPETTO DELLE PERSONE“.

Non sono soldi, non sono incentivi di nessun tipo, è solo il coinvolgimento della persona e sfruttamento del suo intelletto. Poi se uniamo anche i premi per i miglioramenti ottenuti, la persona si sente ancora più legata e coinvolta, e non vorrà mai andarsene via…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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