Tutte le persone che si occupano di qualità e lean avranno sentito parlare di kanban. Qui vediamo cosa è questo strumento tanto vastamente utilizzato e a cosa serve.
Kan (看 o カン) significa “visuale”, Ban (板 o バン) significa “segnale” o “tabellone”. In pratica dunque, tradotto letteralmente, è un segnale visuale. Ma cosa viene segnalato?
Kanban è un segnale per iniziare una azione. Questa azione può essere il bisogno di un particolare materiale/prodotto, può essere un segnale visuale per richiedere l’assistenza o informazione. Quello che è importante è che il segnale viene sempre fatto in maniera visuale e con procedure concordate e standardizzate in risposta ad esso. In che forma possono essere i kanban? Possono essere in una forma qualsiasi: un cartellino (kanban tradizionale), in forma di contenitori (pieni o vuoti), in forma di spazio riempito o non per terra, in forma di una richiesta digitale (e-kanban) per fornitura del materiale ecc. Può essere in qualsiasi forma visuale immaginabile che segnali, in modo inequivocabile e comprensibile da tutti, il bisogno di una azione (fornitura, assistenza, informazione). Tutte le necessità di comunicazione all’interno di un processo, tra le attività a valle e le attività a monte, possono essere definite con un kanban. Ma devono essere definite da parte di chi opera il processo e lo conosce in profondità, che sono le uniche persone in grado di capire il modo più efficace di implementarlo.
Lo scopo del kanban cosa è? E’ di segnalare all’attività a monte che l’attività a valle sta facendo una determinata azione (uso del prodotto o informazione, richiede assistenza ecc.) e che questa azione nell’attività a monte deve provocare una ben concordata reazione (ripristino del prodotto prelevato, fornitura dell’informazione o dell’assistenza ecc.).
Kanban classico nel processo produttivo funziona generalmente in seguente modo: ci sono tre contenitori, ognuno dotato del proprio cartellino indicante le informazioni del prodotto da gestire: uno per il punto di domanda, uno per il supermarket e uno per il magazzino. Quando il contenitore nel punto di domanda si svuota, ossia quando c’è bisogno di pezzi, questo contenitore vuoto e il suo cartellino vengono ritornati al supermarket che lo sostituisce con il contenitore pieno. Poi il supermarket invia il contenitore vuoto appena ricevuto insieme al suo cartellino al magazzino per il ripristino della quantità usata. Il magazzino si prende il contenitore vuoto e lo sostituisce con il contenitore pieno e lo reinvia al supermarket, chiudendo così il ciclo.
Per farlo funzionare in maniera efficace, è necessario seguire le sei regole fondamentali del kanban:
- nessun particolare difettoso non può essere inviato all’attività a valle
- il processo a valle viene a ritirare solo quello di cui ha bisogno e nulla di più
- l’attività a monte deve produrre solo ed esclusivamente la quantità esatta ritirata dall’attività a valle
- la produzione deve essere bilanciata
- il kanban è il mezzo per ottenere una gestione particolareggiata
- stabilizzare e razionalizzare i processi
Ci sono poi varie tipi di kanban che non andrò ad esaminare in questo post, ma che potranno essere l’argomento dei post futuri.
Bell’articolo: finalmente qualcosa di chiaro su questa metodologia.
Nel mondo software si parla da un po’ di di Kanban, ma sinceramente il tutto mi è ancora un po’ oscuro.
Se ho ben capito è un modo per coordinare le richieste riducendo la centralità del fornitore (magazzino, etc): dico giusto?
Esattamente. Il sistema kanban toglie la necessità di un sistema centrale di programmazione della produzione, in pratica si emette il programma produttivo in un solo punto della produzione (pacemaker) che è l’ultimo punto nel ciclo produttivo dopo il quale il materiale viaggia in flusso continuo e dal quale, attraverso il sistema di cartellini, il materiale viene tirato dalle fasi precedenti del processo. Tutto gestito autonomamente da parte degli operatori che sono adeguatamente istruiti a seguire le regole che ho elencato in articolo.
Nel mondo di software kanban è presente nella progettazione del software dove lo stesso viene sviluppato per piccoli pacchetti che passano attraverso il processo tirati da chi ne ha bisogno, in maniera del tutto simile al kanban produttivo, solo che non si tratta di un cartellino fisico ma di una informazione che viene ritirata da chi ne ha bisogno, quando ne ha bisogno. Non sono un esperto di sviluppo di software ma posso indicarti un bel blog “Lessons Learned” di Eric Riess che parla di sviluppo delle startup utilizzando i metodi lean (meglio dire agile…), prove delle ipotesi sul campo osservando l’utilizzo del cliente ed adeguandosi ad esse… Poi per altre tecniche agile e kanban nello sviluppo software potrei raccomandarti questo articolo dove si parla di applicazione di kanban nella progettazione degli applicativi.
Ciao, ho trovato un altro bel articolo sul kanban nel software, puoi leggerlo sul sito di Ketil Jensen…
buon pomeriggio,
sto guardando l’esempio riportato sul libro “learning to see” di Mike Rother e Iohn Shook non mi è chiaro come dimensiona il supermarket tra due processi. Qui di seguito le rimetto i dati:
Proc. Fornitore: Stampaggio Lamiera
C/T = 1s, C/O= 1h Up – Time = 100% e Tempo Disponibile = 27600s
Proc. Cliente (pacemaker): Saldatura e Assemblaggio
C/T = 55s, C/O=0 uP- tIME = 100%, 2 TURNI
In particolare vorrei capire come dimensionare i lotti sul processo di Stampaggio tenendo conto di una domanda giornaliera di 600pz/g LH e 320pz/g RH.
Grazie
Maurizio