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Ricette in farmacia via internet

Ho trovato ieri questo articolo su Corriere della Sera. Si parla delle modifiche nella gestione delle ricette tra il medico curante e le farmacie: la ricetta entra nel web e verrà inviata online alla Asl, al ministero del Tesoro e in un circuito dove il farmacista potrà leggerla per consegnare il medicinale richiesto dal cittadino.

Come viene detto nell’articolo, un “cambiameto epocale è alle porte”. Ma è veramente così? Dal punto di vista di lean thinking, sicuramente si tratta di una soluzione innovativa che potrà aumentare la percezione delle persone sull’efficacia del SSN, diminuirà i tempi morti (ossia sprechi…) nella gestione, il cittadino dovrebbe essere più contento. Ma la mia preoccupazione è un’altra: leggiamo ancora un pò l’articolo

Il passaggio alla ricetta online non avverrà dal giorno alla notte perché dovrà essere predisposto un sistema da concordare tra Regioni e governo. Si calcola che oggi il 70-80% dei medici di famiglia siano informatizzati anche se non tutti usano il web correttamente o in modo efficace. «In Lombardia la ricetta elettronica è una realtà — dice Mauro Martini, presidente di Snami, che ha appena concluso il proprio congresso in Puglia —. C’è però il doppio binario. La carta non è stata sostituita perché non è stato risolto il problema legato alla firma elettronica, che manca di valore giuridico. In ogni caso la Regione mantiene il controllo delle prescrizioni.

Vi sembra che ci sia qualcosa che non quadra? A me sembra proprio di sì:

Il lean thinking insegna (principio di nemawashi…) che bisogna pianificare in profondità una determinata soluzione, valutando tutte le alternative e tutte le possibili problematiche, con tutte le parti coinvolte. Poi una volta trovata la soluzione ottimale, che soddisfi tutte le parti in causa e che sia uguale (leggi standardizzata…) per tutti, bisogna implementare velocemente. In questo caso, l’implementazione completa potrebbe essere fatta, visto l’enorme (leggi nullo…) sforzo di pianificazione (…), forse tra un 10-20 anni? O anche qualcosina in più?

Da questo articolo si vede che, anche se le idee possono essere giuste e politically correct, quello che conta è la realizzazione efficace. E senza una buona e seria pianificazione, questa non è possibile.

Mi puzza di nuovo di un’altra gestione “all’italiana” con ulteriori sprechi di soldi pubblici…

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